“Sai Antonella, io sono molto riservata da sempre.
È difficile che dica alle persone quello che penso davvero di loro o come mi fanno sentire.
Dall’altra parte, anche di me esprimo poco. Anche chi mi è più vicino non sa molte cose che mi riguardano.
È che non riesco a raccontare le mie emozioni, anche perché spesso sono contrastanti, farlo mi renderebbe probabilmente troppo vulnerabile ed esposta.
Sì insomma mi rifugio nella mia interiorità e li mi sento al sicuro.
Però è da un po’ che mi sembra di essere sempre ferma allo stesso punto, come un fiore che non può crescere e appassisce”.
Gli errori più grandi non si compiono in un istante ma negli anni. Sono comportamenti ripetuti che all’inizio ci sembrano soluzioni e col tempo invece, diventano il problema.
Quando tieni dentro, magari per anni appunto, pensieri ed emozioni riguardo agli altri e poi anche rispetto a te stessa/o, ignorandoli perché sono troppo dolorosi o complicati da affrontare, stai soffocando la tua voce e a lungo andare questo ti porta ad anestetizzarti.
Cosa significa anestetizzarsi?
– Fingere di non vedere ciò che hai davanti agli occhi
– Smettere di sentire che non sei al tuo posto (quando non sei al tuo posto)
– Non accorgerti che non sogni più (anzi lo trovi stupido e infantile)
– Non essere più in grado di scegliere nulla, ma abituarti invece a farti scegliere dalle persone, dai lavori, dai treni della vita.
Ma in questa insensibilità auto-imposta ci sono sempre dei piccoli momenti di consapevolezza, dei lampi di lucidità.
Il vero peccato non è tanto vivere infelicemente -che può accadere in alcuni periodi circoscritti della vita- ma è farlo continuando a fingere che ti vada bene.
Tiriamo fuori questa voce?