Etichette: definizioni lapidarie che appiccichi addosso agli altri per “inquadrarli” o addosso a te stessa/o per farti un’idea stabile (e molto limitata) di chi sei.
E questo per la solita ragione, che è più facile giudicare che pensare, è più veloce etichettare, e anche etichettarsi, che fare lo sforzo di essere diversi.
“Eh, ma io sono troppo timida/o”, Sono proprio negata/o a cucinare”, “Non sono affettuosa/o, non riesco a dire ‘ti voglio bene’”.
Le etichette hanno due origini:
- Ci sono quelle che ti mettono addosso gli altri, spesso fin dall’infanzia e ti restano attaccate per molti anni, magari per tutta la vita
- E poi ci sono quelle che hai scelto e ti sei cucita/o addosso da sola/o per evitare incombenze o lo sforzo di dover affrontare cose nuove, o noiose o difficili.
In un caso o nell’altro, ogni volta che dici “io sono così” stai dicendo di essere un prodotto fatto e finito che non può cambiare, evolvere, migliorare mai.
Le etichette sono utili finché sono funzionali e scelte consapevolmente, ma quando ti impediscono di aprirti a nuove esperienze e di scoprire nuove parti di te sono assolutamente da eliminare.
Come fare?
Tre suggerimenti che ho sperimentato personalmente e che consiglio sempre a chi lavora con me:
✨Sostituisci nei tuoi pensieri
“Io sono così” con “Io ero così”.
✨Stabilisci piccoli obiettivi comportamentali quotidiani
che ti portino ad allontanarti
un po’ alla volta dalla tua
auto-definizione.
✨Tieni un pomeriggio libero in agenda e dedicalo a fare qualcosa che non hai mai fatto prima.
Buoni strappi di vecchie etichette e buone scoperte! 💫