Sempre più spesso ti senti ripetere che l’importante ( in qualunque ambito, pare) sia essere te stessa;
“ma me stessa chi?” ti sarai chiesta.
L’essere donna, la femminilità certamente ha un peso nel tuo modo di essere.
Sebbene la si possa esprimere in moltissimi modi diversi – con la gestualità, un dettaglio estetico, col suono della voce, con un profumo, un gioiello, la forza gentile – la femminilità ti caratterizza e spesso ti fa identificare con alcuni ruoli: la madre, la moglie, l’amica leale, la professionista irreprensibile, la figlia responsabile o ribelle.
Identificarsi col proprio ruolo è quasi sempre una fregatura perché i ruoli cambiano, si trasformano nel tempo e tu tendi invece a cristallizzarti lì dentro, a metterci tutta te stessa fino a convincerti di essere fondamentalmente quello.
E un’altra cosa: ti sei accorta che spesso ti impegni talmente tanto ad interpretare quel ruolo alla perfezione, da perdere attenzione e togliere nutrimento alla relazione che ci sta sotto? Quante volte la moglie perfetta agli occhi del mondo poi non ha il tempo e la voglia di una condivisione autentica ed intima con il marito, per esempio?
Per difendere i ruoli spesso arriviamo a sacrificare le relazioni.
I ruoli sono abiti che indossiamo e non devono essere confusi con la pelle.
Trova 10 minuti solo per te e prova a metterti davanti allo specchio, osservati bene nei dettagli, come se fosse un estraneo a guardarti e chiediti cosa penserebbe di questa donna nello specchio.
Poi vai un po’ più a fondo fino a riconoscere gli stereotipi che influenzano il tuo modo di essere donna e prova a liberartene, solo per questo ritaglio di tempo. Spogliati dei ruoli: la moglie, la mamma, la figlia, l’imprenditrice, la sorella, la collega, l’insegnante. E guarda chi c’è lì sotto.
Senti di che colore è la sua energia.
Quella sei tu.
Fai questo esercizio di tanto in tanto e ripetiti le domande importanti:
Chi sono? Cosa porto nel mondo?