I TUOI SONO CHIARI?

Quando G. ha iniziato il percorso con me, sembrava non mancarle niente: una bella donna di 35 anni, medico appassionato, con un compagno da 8 anni, molti viaggi all’attivo, un gruppo storico di amiche e una bella famiglia alle spalle.

Mi ha raccontato di aver studiato medicina con grande fatica perché era un desiderio dei suoi genitori (lei amava l’arte) ma che oggi gli era grata perché effettivamente la sua professione era l’unica cosa per cui si sentiva “di avere valore”. 😥

Per il resto niente funzionava davvero sotto la superficie dorata: nella sua relazione non si era mai sentita amata e nemmeno stimata o apprezzata: lui, un professionista di successo, si sentiva un “superuomo” e la vedeva come una donna che viveva al di sotto delle sue potenzialità, debole, insicura, poco seducente e glielo rinfacciava continuamente.

Le sue amiche storiche la rimproveravano spesso per come si faceva trattare in questa relazione e dopo anni, a suo parere, erano arrivate ad avere un’opinione di lei come una “senza carattere” e “senza speranza”.

I genitori pensavano che fosse felice visto che era diventata un bravo medico. 😶‍🌫️

Nel quarto incontro del percorso abbiamo lavorato sui confini.

Le ho chiesto cosa pensasse dei suoi confini personali, se fossero ben definiti o non sempre chiari.

Lei mi ha risposto che non aveva confini personali! 😳

Non ne aveva mai avuti, fin da bambina.

Si era abituata presto a barattare la sua disponibilità e accondiscendenza per l’apprezzamento e l’amore altrui, perché riconoscessero il suo valore.

Ma il suo valore era il grande assente.

Per tutta la vita lei aveva esercitato grandi abilità adattive e trasformative, come un camaleonte (mi ha fatto venire in mente lo straordinario Zelig di Woody Allen!), dando agli altri, genitori, amici, partner quello che indovinava si aspettassero da lei e facendolo con la massima cura possibile.

Ma in questo modo non dava nulla di veramente suo, autentico, originale.

E a furia di rispondere alle aspettative aveva smesso di domandarsi cosa potesse e volesse dare lei.

E gli altri? Beh, gli altri si erano abituati a contare sulla sua disponibilità inesauribile, sulla sua malleabilità ed erano stati complici (seppur inconsapevoli) della totale perdita del suo valore autentico, del suo potere personale.

Non si aspettavano niente di meno di quello che lei dava quotidianamente, fino ad esserne annoiati, a darlo per scontato.

Lei soddisfava le richieste e i bisogni, non aveva, ai loro occhi , doni preziosi e desiderabili da elargire; nulla di personale, di unico, di sorprendente.

Il nostro valore lo stabiliamo noi. 🔥

E lo comunichiamo agli altri con i nostri comportamenti, ma possiamo farlo solo dopo aver tracciato in modo molto chiaro i nostri confini personali, il nostro “spazio sacro” fisico ed emotivo non oltrepassabile da nessuno.

“Oltre questo punto con me non vai”.

Dobbiamo averlo talmente chiaro in mente da averlo “tatuato” in fronte per gli altri.

Ma è un tatuaggio che nasce da dentro.

G. è riuscita a fare un disegno molto chiaro della persona che vuole essere, con i suoi limiti e i suoi confini.

Ha imparato a dire “non posso”, o “no, grazie” o addirittura “non ne ho voglia” a richieste o proposte che non le interessavano o le rubavano troppo tempo ed energia (non ben spesi, secondo lei) e a dire “SÌ!“ a tutte le cose/persone/situazioni che le accendevano interesse ed entusiasmo.

E “gli altri” ci sono rimasti un po’ male, ma poi si sono dovuti abituare e finalmente hanno conosciuto la vera G.

Proprio quando aveva imparato a conoscersi anche lei. ♥️

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