Stamattina in sportello parlavo di emozioni con S., 17 anni e lui mi raccontava che dopo una delusione sentimentale ha in qualche modo inconsapevolmente abbassato il volume di tutte le sue emozioni.
Così è riuscito a provare meno tristezza e meno rabbia ma anche la gioia non riesce più a rapirlo e si sente “come anestetizzato”.
I ragazzi, con l’inizio dell’adolescenza sperimentano l’esplosione delle emozioni, che si fanno sentire di solito con un’intensità estrema: gioia, tristezza, rabbia, paura sono tutte ad un volume molto alto e sono davvero difficili da contenere.
Il lavoro con le emozioni diventa allora importantissimo per renderle meno spaventose ai loro occhi, accompagnandoli ad ascoltarle, conoscerle, sperimentarle nel corpo e allenandoli a diluirle, a contenerle o a lasciarle fluire a seconda dei contesti e delle situazioni.
Imparare a navigare le proprie emozioni significa diventare più sicuri di sé e anche più liberi.
Perché la libertà non è data dalle emozioni allo sbaraglio ma dal riconoscere l’emozione e sapere come utilizzarla al meglio in ciascun contesto invece di diventarne ostaggi.
Per questo l’intelligenza emotiva è una competenza fondamentale a scuola, in azienda e in generale nella vita.
La mia generazione non ha avuto un’educazione emotiva (ancora oggi nelle scuole questa è affidata a corsi extra-curricolari) abbiamo dovuto imparare da sole/i a smazzarci le nostre emozioni e relazioni personali con risultati più o meno buoni.
Oggi, da adulti, se non abbiamo imparato a riconoscere e a modulare le nostre emozioni -in particolare a non farci sequestrare da esse- non conosciamo una parte importante di noi e diversi ambiti della nostra vita potrebbero essersi incasinati per questo motivo.
Ma sai come la penso: cresciamo per tutta la vita ed è sempre possibile imparare, cambiare, e migliorare.
Io e S. ci siamo messi al lavoro con la conoscenza e la gestione emotiva e questo lavoro farà di lui un adulto consapevole, attento ed equilibrato.
E tu come sei messa/o con le tue emozioni?