Settimana scorsa ho concluso un progetto in una scuola secondaria di secondo grado.

Era un progetto sul riconoscimento e la gestione delle emozioni per migliorare la relazione con sé stessi, con i pari e con gli adulti. 

I ragazzi, con l’inizio dell’adolescenza sperimentano l’esplosione delle emozioni, che si fanno sentire di solito con un’intensità estrema: gioia, tristezza, rabbia, paura sono tutte ad un volume molto alto e davvero difficili da contenere. 

Il lavoro con le emozioni diventa allora importantissimo per renderle meno spaventose ai loro occhi, accompagnandoli ad ascoltarle, conoscerle, sperimentarle nel corpo e allenandoli a diluirle, a contenerle o a lasciarle fluire a seconda dei contesti e delle situazioni. 

Imparare a navigare le proprie emozioni significa diventare più sicuri di sé e anche più liberi. 

Perché la libertà non è data dalle emozioni allo sbaraglio ma dal riconoscere l’emozione e sapere come utilizzarla al meglio in ciascun contesto invece di diventarne ostaggi.

Per questo l’intelligenza emotiva è una competenza fondamentale a scuola, in azienda e in generale nella vita. 

La mia generazione non ha avuto un’educazione emotiva (ancora oggi nelle scuole questa è affidata a corsi extra-curricolari) abbiamo dovuto imparare da sole/i a smazzarci le nostre emozioni e relazioni personali con risultati più o meno buoni.

Oggi, da adulti, se non abbiamo imparato a riconoscere e a modulare le nostre emozioni -in particolare a non farci sequestrare da esse- non conosciamo una parte importante di noi e diversi ambiti della nostra vita potrebbero essersi incasinati per questo motivo. 

Ma sai come la penso: cresciamo per tutta la vita ed è sempre possibile imparare, cambiare, e migliorare.

“Senti” dove vuoi andare e chi vuoi essere e poi studia un piano per raggiungere il tuo obiettivo e inizia con una piccola azione a metterlo in atto.

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