LA MODALITA’ “SOPRAVVIVENZA” DOVREBBE ESSERE UNA FASE CHE TI AIUTA A RICOMPORRE LA TUA VITA. NON IL TUO STILE DI VITA.

“Tu sei come un colibrì perché come un colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo” -Sandro Veronesi-

B. mi racconta, al secondo incontro del percorso, che qualche anno fa ha perso il lavoro e, poco dopo, il suo compagno l’ha lasciata dopo 8 anni di convivenza.

“Un vero tsunami”, mi dice, “che mi ha lasciato sola, persa, con una sensazione di stordimento, non sapevo più chi fossi ne dove volessi andare.

Mi sono rimessa in piedi grazie al sostegno delle mie sorelle, un passo dopo l’altro, concentrandomi sul presente, un giorno alla volta.

Ora, dopo 3 anni, ho un nuovo lavoro e la mia vita si è ricompattata ma io non trovo più la gioia”.

Quando ti piomba addosso un cambiamento inaspettato è normale rimanere spiazzata/o, incredula/o, e anche, in alcuni casi, andare in 1000 pezzi. 

E dopo è normale, e anche sano, entrare in modalità “sopravvivenza”: metti una protezione 100 sul cuore, respiri, mangi, bevi, dormi e vivi un giorno alla volta. 

Ma passato un po’ di tempo, quando la vita ritrova un ritmo, è importante ripartire con lei. 

Sentire le emozioni, mettersi in gioco, divertirsi, rischiare, immaginare nuovi mondi, desiderare, fare progetti, aprirsi agli altri. 

Può sembrare un’impresa davvero faticosa, come scalare una montagna, perché nella routine, seppur noiosa, avevi trovato un po’ di pace, se non altro assenza di dolore. 

Ma non puoi stare in convalescenza per sempre. 

Il metodo è sempre lo stesso -un passo alla volta- ma con un obiettivo diverso: quello di ritrovare la gioia di essere chi sei e di essere qui, piena/o di vita, ora.

È un nucleo luminoso dentro di te, che non si è mai spento, si tratta solo di ritrovarlo e di spolverarlo per bene.

Dai, che è un’altra volta primavera: andiamo a rifiorire! 🪷


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