“Mi spieghi come si svolge il tuo lavoro? Cosa fai esattamente?” mi ha chiesto ieri un nuovo contatto su LinkedIn.
Il mio lavoro consiste nel “prendermi cura”.
Quella cura che tradurresti in inglese come “care”, non come “cure”.
Consiste nel prendermi cura delle persone, del loro benessere, dei loro obiettivi ed aiutarle a mantenere accesa e vibrante la loro luce.
Semplificando al massimo poi, potrei dire che per me il “prendersi cura” si divide fondamentalmente in due passaggi:
- Prendersi cura” significa innanzitutto GUARDARE. Guardare con attenzione, in profondità; l’altro o anche sé stessi, (qualora avessimo deciso di prenderci finalmente cura di noi stessi).
- E poi -subito dopo- la cura, qualsiasi tipo di cura, consiste nel RIACCENDERE IL DESIDERIO bloccato, silenziato, incastrato e accompagnarlo a tornare a fluire libero e potente.
Questa spiegazione -lo so- è un po’ filosofica, troppo teorica, ma poi nella pratica spesso quello che faccio si trasforma in qualcosa di estremamente semplice, quasi meccanico: è come sgorgare un tubo o oliare un ingranaggio.
Come diceva il mio amato Paul Watzlawick: “Non voglio essere un guru, voglio essere un meccanico che disinnesca meccanismi umani inceppati”.
🤷♀️Questo è.
(È o non è un lavoro meraviglioso?)