Le tue prigioni
alias convinzioni limitanti
C. mi racconta che 8 anni fa aveva un ruolo molto importante nel suo lavoro e si sentiva spesso “corteggiata” dalle aziende concorrenti.
In seguito ad un periodo molto faticoso e a diverse discussioni col suo capo ha deciso di licenziarsi di punto in bianco, sicura che avrebbe potuto ricominciare ovunque avesse voluto.
Ma le due aziende su cui più faceva affidamento hanno rifiutato la sua candidatura e da lì è stata una spirale discendente: ad ogni rifiuto C. scendeva un gradino più in basso con la sua autostima e questo influiva sul colloquio successivo , fallimentare ovviamente ( come da aspettative).
Dopo un anno e’ stata assunta in una piccola azienda a conduzione famigliare e li e’ rimasta fino ad oggi, grata di avere un lavoro che era arrivata al punto di pensare di non essere all’altezza di svolgere, ma insoddisfatta e spenta.
Ognuno di noi ha le proprie convinzioni limitanti: i primi filtri li mettono i nostri genitori, poi proseguono gli insegnanti, gli amici e in generale l’ambiente in cui viviamo.
Poi quando accadono, magari in modo ripetitivo, eventi che minano la percezione del nostro valore personale (come quando veniamo rifiutati più volte per un lavoro per cui abbiamo molta esperienza, o viviamo una serie di relazioni fallimentari) si aggiungono altre paure, altre insicurezze e in automatico ci chiudiamo nel nostro piccolo mondo, per proteggerci.
E lo vediamo che il nostro piccolo mondo è limitato e non ci fa esprimere ne’ crescere, però è comodo e sicuro. È un “diavolo conosciuto” come dico io.
E ogni volta che per la sfiducia nelle nostre capacità rinunciamo a una nuova esperienza, troviamo una scusa, compriamo l’ennesimo oggetto inutile per sopperire al vuoto dei nostri sogni rimasti ad ammuffire, stiamo mettendo una nuova sbarra alla nostra prigione.
♥️Qualunque prigione tu ti sia costruita/o intorno, ricordati che solo tu ne possiedi le chiavi!
Forse è il momento di fare un bel respirone e uscire a ritrovare un senso. Andiamo?